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Il lupo e Cappuccetto Rosso - Don Di Noto all’ITI Cannizzaro

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Don Fortunato Di Noto affronta con gli studenti del “Cannizzaro” di Catania il delicato tema della pedofilia. “Al tempo che Santo Francesco dimorava nella città di Gubbio, apparì un lupo grandissimo, terribile e feroce, il quale non solamente divorava gli animali, ma eziandio gli uomini …” (Fioretti di S. Francesco, Cap.XXI). E’ questo l’incipit scelto da Don Fortunato Di Noto, Presidente dell’Associazione METER, per presentare il 7 marzo scorso, nell’Aula Magna dell’ITI “S. Cannizzaro” di Catania, il tema “Il fenomeno della pedofilia nella società odierna”. Dinanzi alla Dirigente Prof. ssa Giuseppina Montella e alla comunità scolastica del nostro Istituto, oltre ad una rappresentanza di studenti e docenti del Vaccarini e dell’Archimede, Don Fortunato ha subito presentato con crudezza il fenomeno, relativo proprio a quei lupi che continuano a terrorizzare i tanti “Cappuccetto Rosso” che hanno la sventura di capitare nel bosco oscuro delle loro vite perverse. I fatti e i dati descritti sono di quelli che tolgono il sonno. Un fenomeno tragico che rappresenta una nuova, terribile forma di schiavitù. La pedofilia, contrariamente all’essenziale significato etimologico, non è una forma di amore, ma un crimine orrendo, una perversione di cui è capace solo l’essere umano. Don Fortunato ha snocciolato i dati raccapriccianti di una piaga che ha dimensioni planetarie, attraversa tutte le fasce sociali e colpisce categorie inimmaginabili, se si pensa - ad esempio - che nel mare magnum della Rete, solo nella giornata del 10/01/2015, nel corso di una rilevazione durata 16 ore, 35.456 utenti hanno visitato e scaricato video con bambini abusati sessualmente. Di questi, 41 erano neonati. E’ un attacco criminale contro l’Umanità! Ma si tratta solo di un dato, uno tra i tanti, illustrato da don Fortunato per descrivere un fenomeno - quello della pedofilia e della pedopornografia sul Web - che oltre al risvolto criminale, evidenzia una pesante componente culturale, che rende il problema più complesso e profondo. La pubblicità ad esempio, utilizza in modo sempre più pervasivo immagini sessualizzate ed erotizzate di bambini per fini economici. Spesso si tende a minimizzare il fenomeno, oppure - come avviene anche per la violenza di genere - a colpevolizzare le vittime. A volte si stenta a credere al racconto dei bambini, anche a noi prossimi, i quali tentano di narrare ad adulti distratti le proprie storie di “sopravvissuti”. E’ come se scattasse nel tessuto sociale una specie di psicoanalitica rimozione collettiva di fronte ad una realtà troppo pesante da accettare. Succede anche che il fenomeno lasci indifferenti, perché “…tanto, non mi riguarda”. E’ quella “globalizzazione dell’indifferenza” spesso denunciata da Papa Francesco. Tutti questi connotati culturali del fenomeno permettono ai pedofili e ai pedopornocriminali di continuare a praticare le loro violenze, utilizzando il mondo oscuro del Deep web. L’impegno trentennale di Don Fortunato e dell’Associazione METER è stato ed è quello di riuscire a strappare dalle zanne di questi lupi tanti bambini innocenti, che in ogni parte del pianeta attendono di essere salvati. Don Di Noto si è infine rivolto agli studenti - tra i quali probabilmente c’era qualche “sopravvissuto” - invitandoli ad un saggio utilizzo della rete, ad una più attenta e prudente esposizione del corpo sui social e a chiedere aiuto nel caso di abusi, sapendo sempre di poter confidare nel sostegno della METER, che in tanti anni di coraggioso servizio, ha mandato in galera tanti pedocriminali. Anche la Dirigente prof.ssa Montella, alla fine dell’applauditissimo intervento di don Fortunato, ha sottolineato l’importanza della vigilanza per contrastare e arginare il fenomeno della pedofilia, e raccomanda agli studenti di tenere nella giusta considerazione l’Associazione METER, la quale oltre a contrastare e reprimere il fenomeno criminale della pedofilia e della pedopornografia, assicurando alla giustizia tanti lupi, aiuta le vittime nel difficile compito di ricucire le profonde ferite dell’anima, generate da tanta sconcertante violenza.

Prof.ssa Febronia Lamicela (ITI “S. Cannizzaro” - Catania)

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